“Una grande luce” tra i giovani in Albania!
“Attendevo questa festa con più gioia che il mio compleanno! “. Inizio questa cronaca con un’espressione della rappresentazione che i giovani della Parrocchia redentorista “S. Alfonso” di Kamëz hanno preparato per il Natale. Non a sproposito inizio con questa frase, poiché mette in evidenza l’importanza del Natale per il popolo albanese.
In effetti, non sempre è stato così facile per noi albanesi festeggiare il Natale, perché per 45 anni consecutivi ci è stato negato questo diritto dal regime comunista, iniziato nel 1945 e terminato nel 1990. Durante questo periodo di regime comunista, l’Albania divenne l’unico paese al mondo dichiaratamente ateo e, di conseguenza, le chiese furono tutte chiuse e alcune comunità che continuarono la loro attività in segreto furono distrutte poco dopo. A causa della soppressione ufficiale della Chiesa Cattolica, i sacerdoti e le suore non potevano esercitare più il loro ministero pastorale, e di conseguenza tutti i consacrati furono perseguitati, o esiliati o condannati al carcere, a meno che non avessero rinnegato la propria fede. Essi però non hanno accettato questo compromesso, subendo di conseguenza ogni disumana tortura e infine anche la morte, senza mai rinnegare la fede in Cristo. Oggi quindi l’Albania si gloria di venerare 38 martiri che hanno dato la vita per Gesù Cristo. Pur sotto la fortissima repressione del cristianesimo da parte del regime comunista, la gente non ha dimenticato la fede, praticandola di nascosto. I fedeli nelle loro famiglie hanno continuato infatti a recitare il Rosario, altre preghiere e perfino a celebrare il Natale e la Pasqua, come anche feste di vari santi. Tutto è stato fatto di nascosto per timore della persecuzione, ma nonostante la paura si è cercato di tramandare ai limiti del possibile la fede di generazione in generazione, pur vivendo la grande ferita della mancanza di sacerdoti per diffondere la Parola di Dio e i Sacramenti.
La festa di Natale durante l’epoca comunista aveva i propri simboli che erano legati alla preparazione di una grande fuoco che doveva rimanere acceso per tutto il giorno del 25 dicembre e che simboleggiava la luce di Cristo.
Dopo la caduta del comunismo, vari missionari sono venuti in Albania per ravvivare la fede cattolica. Il primo sacerdote nella nostra parrocchia è arrivato qualche anno dopo la caduta del regime. Non avendo un luogo di culto, ha acquistato il teatro di Kamëz e, lavorando sodo, è riuscito a trasformarlo in una chiesa. In poco tempo, la gente assetata di Dio ha ricominciato a venire in chiesa, dopo un periodo così lungo di aridità religiosa.
Con il passare degli anni, il modo di prepararsi alla celebrazione del Natale ha cominciato quindi a cambiare. Alla gente veniva insegnato che il Natale non si festeggia solo a casa, ma prima di tutto in chiesa. Per la maggior parte delle persone era qualcosa di nuovo andare in chiesa, specialmente la notte di Natale, ma si sono abituati rapidamente a celebrare con tutta la comunità.
Ben presto poi si è aggiunta anche la preparazione di una recita natalizia che viene preparata ogni anno dai giovani della nostra Parrocchia e il 24 dicembre, prima della Messa, viene presentata ai fedeli. Negli anni precedenti questo spettacolo era una semplice rappresentazione della nascita di Gesù ed era quasi sempre la stessa, cambiando di anno in anno solo gli attori. In questi ultimi due anni abbiamo invece pensato di fare qualcosa di diverso ed attuale allo stesso tempo, con un messaggio forte da lasciare alla gente.
L’anno scorso abbiamo quindi pensato di mettere descrivere il modo in cui in Albania si festeggia il Natale. Infatti solitamente le persone sono così preoccupate che non manchi nulla a tavola, da tralasciare perfino la partecipazione alla Messa. Abbiamo anche cercato allora di far memoria del modo in cui il Natale veniva celebrato nel tempo del comunismo e di come, attraverso le nostre tradizioni celebrate segretamente nelle famiglie, il nostro popolo ha tenuto viva cosi la fiamma della fede. Oggi invece, pur potendo professare liberamente la propria fede, tanti scelgono di non farlo perché troppo distratti dalle proposte del consumismo.
Quest’anno abbiamo voluto lasciare poi un messaggio diverso, rivalutando il senso proprio del Natale. Il protagonista della recita era un vecchio uomo molto ricco di nome Pietro. Era solo, senza figli, senza famiglia, con un’attività di cambiavalute. Era però talmente avido da non prendersi neanche un giorno di riposo né per sé né per i suoi dipendenti. Perfino la sera del 24 dicembre si ritrova immerso nel suo lavoro tanto da dimenticare che era la vigilia di Natale. Sconvolto così nella sua solitudine, sogna nella stessa notte alcuni suoi vecchi colleghi di lavoro che lo esortavano a cambiare vita per non fare la stessa fine che avevano fatto loro. Infatti erano dannati a causa dei loro misfatti. Allora Pietro capisce che la sua solitudine era la conseguenza del suo egoismo e del suo orgoglio e cosi decide di cambiare vita, chiedendo perdono ai suoi dipendenti e trovando l’accoglienza del parroco.
La rappresentazione in sé contiene molti messaggi, ma ciò che i giovani hanno voluto trasmettere è che troppo spesso le persone si concentrano sul raggiungimento dei propri obiettivi materiali senza considerare i diritti degli altri. Inoltre, in Albania, a causa del fatto che siamo una nazione multireligiosa, la maggior parte delle persone lavora anche di domenica e nelle festività religiose, ed è stato necessario sottolineare questo affinché la gente capisse l’importanza del riposo e della celebrazione domenicale.
Infine una bellissima tradizione legata alla notte di Natale è quella di venerare Gesù bambino. Al termine della messa di Natale, il sacerdote prende il bambino Gesù e tutti i fedeli con devozione e commozione vengono ad onorarlo, baciandolo o inchinandosi davanti a lui. Dopo che l’intera processione in onore del bambino Gesù è terminata e tutti sono usciti nel sagrato della chiesa, ha luogo una festa comunitaria con danze e balli tradizionali. Nonostante il freddo, l’augurio delle persone e l’atmosfera che si crea riscaldano i cuori di una vitalità e di una speranza che non svanisce.
Emanuel Syla –giovane animatore e catechista
Traduzione in italiano di Gianluigi Colucci CSsR
Missione Redentorista di Albania